Arata, natura morta del 1940
E’ stata recentemente ritrovata questa natura morta datata 1940, dominata da un colore marrone di poetica tristezza, che si può ricondurre al periodo immediatamente seguente la morte della madre.
Raffigurando gli oggetti della vita quotidiana, della sua casa, di sua madre, quasi come semplici solidi, Arata sviluppa l’intima ricerca artistica volta alla rappresentazione così come l’occhio la percepisce e il sentimento la esprime.
Siamo ben lontani da un approccio metafisico dell’arte, ma ci avviciniamo molto a quella ricerca incessante dello studio degli oggetti e ciò che rappresentano e alla poetica del grande artista Giorgio Morandi, coetaneo di Arata: gli oggetti si semplificano e vengono analizzati in ogni minima variazione di colore e spazio.
La composizione diventa quasi un piano astratto, gli oggetti un insieme di volumi definiti da un leggero chiaroscuro, come portati fuori dal loro contesto funzionale e analizzati nella loro pura essenza, in un equilibrio quasi perfetto che rende Arata attento osservatore di un nuovo modo di sentire e rappresentare.
La natura morta viene modulata da effetti chiaroscurali, gli oggetti si dissolvono nell’ambiente, la “polvere” avvolge la composizione coinvolgendoci nella poetica dell’artista.
Solo dopo ci accorgiamo che dietro all’oggetto c’è un tavolo e uno sfondo: il muro del suo studio, la sua casa, i suoi affetti: la resa pittorica degli oggetti mira ad accentuare le volumetrie, mentre il piano su cui poggiano restituisce perfettamente la profondità in cui sono inseriti gli elementi.